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Nuove strategie nel trattamento della fibrillazione atriale


Nel corso del V International Meeting Atrial Fibrillation tenutosi a Bologna è stato fatto il punto sulla terapia della fibrillazione atriale.

Il Congresso, presieduto da Alessandro Capucci della Cardiologia di Piacenza, ha fornito utili indicazioni pratiche sul trattamento della fibrillazione atriale.

Dopo lo studio AFFIRM l’impiego dei farmaci antiaritmici ha subito un deciso ridimensionato a causa della scarsa efficacia di questi farmaci nella profilassi e per gli effetti collaterali, talora gravi.

E’ stata proposta la terapia combinata, farmaci antiaritmici associati a bloccanti il sistema renina-angiotensina.

Questi ultimi farmaci che comprendono Ace-inibitori ed i sartani possono prevenire le alterazioni istologiche e strutturali dell’atrio sinistro, soprattutto se la fibrillazione atriale ha una durata di 48-72 ore.

Coloro che invece , soprattutto giovani, presentano rari episodi di fibrillazione atriale possono evitare di assumere in continuazione farmaci antiaritmici ( scarsamente efficaci nella profilassi ).
In questi casi può risultare più utile assumere al momento dell’episodio aritmico una dose di carico di Flecanide ( Almarytm ) o Propafenone ( Rytmonorm ) , rimanendo a riposo per evitare il presentarsi degli effetti proaritmici del farmaco.

La proposta di assumere una dose di carico di un antiaritmico di classe IC ( Flecainide o Propafenone ) nel momento dell’evento acuto dell’aritmia era stata formulata da Capucci et coll. nella metà degli anni ’90, e che dopo i risultati dello studio AFFIRM è diventata ancor più attuale.

Lo studio AFFIRM ha dimostrato che nel trattamento della fibrillazione atriale la terapia di mantenimento del ritmo sinusale con farmaci antiaritmici è gravata da maggiori effetti indesiderati rispetto a quella con farmaci che bloccano la conduzione atrio-ventricolare. ( Xagena2003 )

Fonte: V International Meeting Atrial Fibrillation, 2003


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