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Propafenone, un antiaritmico dalla cinetica complessa


Per usare correttamente questo farmaco è necessario conoscere il grado di metabolizzazione dei pazienti. Nei grandi metabolizzatori il farmaco presenta una minore efficacia.

Il Propafenone , meglio conosciuto con il nome commerciale Rytmonorm , è un farmaco di classe IC secondo la classificazione di Vaughan-Williams, perché riduce la velocità di ascesa della fase 0 del potenziale d’azione, senza influenzare la durata del potenziale d’azione stesso.

Il farmaco trova indicazione nel trattamento delle aritmie sopraventricolari ed è uno dei farmaci più utilizzati in Italia.
Nonostante questo il farmaco è poco studiato soprattutto nel trattamento prolungato.
I pochi studi esistenti evidenziano che il Propafenone è più efficace nell’acuto che non nel cronico.
Una spiegazione alla scarsa efficacia nel cronico è da ricercarsi nella particolare farmacocinetica del farmaco. L’efficacia antiaritmica del Propafenone , infatti, dipende dal fenotipo ossidativo del paziente.

Uno studio ha valutato la correlazione tra l’efficacia antiaritmica del Propafenone ed il fenotipo ossidativo in 42 pazienti con fibrillazione atriale parossistica ( FAP). La terapia con Propafenone è risultata efficace nel 100% dei casi nei soggetti scarsi metabolizzatori, e nel 61% dei grandi metabolizzatori. L’efficacia del Propafenone è risultata pari a zero nei soggetti con elevata metabolizzazione.
( Jazwinska-Tarnawska E et al, Int J Clin Pharmacol Ther 2001; 39: 288-292)

Pertanto prima di iniziare una terapia con Propafenone sarebbe indispensabile conoscere il grado di metabolizzazione dei pazienti.

Il Propafenone è trasformato dall’isoenzima CYP2D6 in due metaboliti attivi, il 5-IdrossiPropafenone e l’N-DepropilPropafenone.

Il 5-idrossiPropafenone ha attività antiaritmica simile a quella del Propafenone non metabolizzato, ma presenta una minima azione beta-bloccante.
L’N-DepropilPropafenone ha invece un’azione antiaritmica b landa.
Lo step metabolico che porta il Propafenone a trasformarsi in 5-IdrossiPropafenone è sotto controllo genetico polimorfico. Circa il 7% della popolazione caucasica ( europea) presenta uno scarso grado di metabolizzazione. In questo gruppo di pazienti la concentrazione plasmatica del Propafenone risulta più elevata di quella dei grandi metabolizzatori.

Come identificare il fenotipo di metabolizzazione?

Il rapporto tra Propafenone e 5-IdrossiPropafenone nel plasma non risulta essere un buon predittore del fenotipo di metabolizzazione.
Nel 1992 il gruppo di ricerca guidato da R Latini dell’Istituto Mario Negri di Milano hanno messo a punto un test con le urine in grado di identificare gli scarsi ed i grandi metabolizzatori del Propafenone. Tuttavia questa metodica è scarsamente utilizzata dal medico che prescrive il Propafenone.


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