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Ablazione chirurgica della fibrillazione atriale


Il trattamento chirurgico della fibrillazione atriale attraverso la creazione di barriere elettriche biatriali fino alla formazione di una sorta di labirinto ( Maze ), così come proposto da Cox et al nel 1987, rappresenta l’applicazione in senso terapeutico dei concetti sviluppati fino allora riguardo ai meccanismi elettrofisiologici alla base di questa aritmia. Anche grazie ai lusinghieri risultati ottenuti, questo approccio terapeutico ha indicato una direzione che ha profondamente ispirato la nascita e l’evoluzione della ablazione transcatetere della fibrillazione atriale.

La tecnica di Cox-Maze è stata quindi ottimizzata dallo stesso gruppo nel numero e tipo di lesioni atriali fino alla Cox-Maze III del 1992 che è considerata il gold standard del trattamento chirurgico della fibrillazione atriale con una percentuale di conversione a ritmo sinusale del 97-99% e di prevenzione di recidive aritmiche, in follow-up prolungati, maggiore di 90%.
Nonostante la dimostrata efficacia, la Cox-Maze non ha però trovato una proporzionale diffusione nella pratica chirurgica a causa della complessità e delle difficoltà tecniche nella esecuzione, restando di pertinenza di pochi Centri esperti.

Nel tentativo di semplificare la procedura, anche grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, si è cercato di sostituire le classiche incisioni taglia e cuci della Cox-Maze con linee di ablazione utilizzando una varietà di sorgenti di energia quali radiofrequenza, crioablazione, ultrasuoni, laser e microonde. Ognuna di queste energie ha dimostrato vantaggi e limitazioni anche in virtù della modalità di erogazione, unipolare o bipolare, che può condizionare il raggiungimento dell’obiettivo principale, cioè la possibilità di creare una lesione transmurale.

Parallelamente l’evoluzione verso un approccio chirurgico mini-invasivo ha condizionato in molte esperienze l’esecuzione dell’originario schema di linee della Cox-Maze a favore di un numero ridotto di linee di ablazione o del solo isolamento elettrico delle vene polmonari. Questa eterogeneità nel tipo di intervento effettuato ( e spesso anche delle popolazioni arruolate ) rende non sempre univoca l’interpretazione dei risultati degli studi che hanno valutato l’efficacia della terapia chirurgica della fibrillazione atriale. ( Xagena2011 )

Lineeguida AIAC 2010 per la gestione e il trattamento della fibrillazione atriale, G Ital Cardiol, 2011


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