Ricercatori del Freeman Hospital a Newcastle-Upon-Tyne in Gran Bretagna hanno valutato l’effetto degli inibitori dell’enzima convertente l’angiotensina ( Ace inibitori ) nel facilitare la cardioversione da fibrillazione atriale persistente e mantenere il ritmo sinusale.
Hanno preso parte allo studio, prospettico, 47 pazienti con fibrillazione atriale persistente, che dovevano essere sottoposti a cardioversione elettrica.
L’end point dello studio era rappresentato dal numero di tentativi di defibrillazione richiesti per la defibrillazione atriale ed il numero di ricoveri ospedalieri.
Il cambiamento nella durata del SAPD ( signal-averaged P-wave ), 1 anno dopo il successo della cardioversione elettrica rappresentava invece l’end-point secondario.
Il numero di tentativi di defibrillazione richiesti per il successo della cardioversione è risultato significativamente minore nel gruppo dei pazienti trattati con Ace inibitori ( p < 0,001 ).
Il rate ratio ( rapporto tra tassi ) riguardo ai ricoveri ospedalieri, confrontando i pazienti del gruppo Ace inibitori con i pazienti che non ricevevano Ace inibitori, è stato 0,14 ( p = 0,03 ).
I pazienti trattati con Ace inibitori hanno presentato ad 1 anno un più basso valore di SAPD.
Secondo gli Autori, l’impiego nel lungo periodo degli Ace inibitori facilita la defibrillazione elettrica nei pazienti con fibrillazione atriale persistente.
La riduzione da parte degli Ace inibitori della SAPD indica anche un miglioramento del substrato aritmogenico.( Xagena2004 )
Zaman AG et al, Am Heart J 2004; 147: 823-827
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