Le informazioni quantitative sul tipo di complicanze, e la loro incidenza nel lungo periodo, del pacemaker sono limitate.
Uno studio ha valutato l'incidenza e i determinanti delle complicanze a breve e a lungo termine dopo impianto di un primo pacemaker nei pazienti con bradicardia.
Lo studio prospettico di coorte multicentrico ( FOLLOWPACE ) è stato condotto su 1.571 pazienti trattati con un pacemaker nel periodo 2003-2007.
I pazienti provenienti da 23 Centri in Olanda sono stati seguiti per un periodo medio di 5.8 anni, per complessivi 8.797 pazienti-anno di esposizione.
Nell’arco di 2 mesi, 188 ( 12.4% ) pazienti hanno sviluppato complicanze da pacemaker.
Il sesso maschile, l’età al momento dell'impianto, l’indice di massa corporea, la storia di ictus, la insufficienza cardiaca congestizia, l’uso di farmaci anticoagulanti, e il catetere atriale a fissazione passiva sono risultati predittori indipendenti di complicanze entro 2 mesi, ottenendo un C-index di 0.62.
Il volume annuale di impianto dell’ospedale non ha contribuito in maniera ulteriore a prevedere le complicanze a breve termine.
In totale, 140 ( 9.2% ) pazienti hanno manifestato complicanze, per la maggior parte complicanze correlate al catetere ( n=84 ).
Predittori indipendenti di complicanze nel lungo periodo sono stati: età, indice di massa corporea, ipertensione, e un dispositivo bicamerale, con un C-index di 0.62.
Il verificarsi di una complicanza a breve termine da pacemaker non era predittivo di complicanze future da dispositivo.
Dallo studio è emerso che l’incidenza di complicanze nella moderna terapia di stimolazione ( pacing ) è ancora alta.
La maggior parte delle complicanze si verifica precocemente dopo l'impianto del pacemaker.
Anche se diverse caratteristiche, correlate al paziente e alla procedura, sono predittori indipendenti di complicanze precoci e tardive, la loro capacità di identificare il paziente ad alto rischio è piuttosto scarsa. ( Xagena2012 )
Udo EO et al, Heart Rhythm 2012; 9: 728-735
Cardio2012