Nei pazienti anziani con fibrillazione atriale, la terapia anticoagulante orale riduce il rischio di ictus del 70%.
Uno studio di comunità compiuto da Ricercatori italiani ha valutato i fattori associati ad eventi embolici, alla mortalità e alla fattibilità del trattamento anticoagulante orale da parte dei medici di Medicina Generale.
Hanno preso parte allo studio 229 pazienti di età uguale o superiore ai 65 anni ( età media: 73 anni ) con fibrillazione atriale non-reumatica, arruolati dal Centro Cardiovascolare di Trieste.
Al momento dell’ingresso nello studio, il 14% dei pazienti era privo di malattia cardiaca, il 27% aveva sofferto di un evento embolico ed il 38% aveva un trombo in atrio.
Dopo un follow-up di 5 anni, l’85% dei pazienti era stato ricoverato in ospedale , il 17% aveva sofferto di un evento embolico , ed il 35% era morto.
Il diabete e la presenza di un flusso ridotto nell’appendice atriale sinistra sono risultati predittori di eventi embolici, mentre l’insufficienza cardiaca , le placche aortiche erano predittive di morte.
Nel corso del follow up un numero maggiore di pazienti è stato sottoposto a terapia anticoagulante passando dal 14 al 34%, senza alcuna variazione nell’incidenza di sanguinamenti maggiori.
I pazienti in terapia anticoagulante hanno avuto la più bassa percentuale di morte ( 19% ) rispetto ai pazienti in terapia antipiastrinica ( 32% ) e a coloro che non avevano assunto alcuna terapia antitrombotica ( 67% ).
Le percentuali di ospedalizzazione sono state rispettivamente 78, 83 e 100%. ( Xagena2003 )
Bordin P et al, Ital Heart J 2003; 4:537-534
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