La fibrillazione atriale è associata a più alta incidenza di mortalità per qualsiasi causa nei pazienti con insufficienza cardiaca.
Non è noto il rischio di fibrillazione atriale di nuova individuazione nei pazienti a cui è stato impiantato un ICD ( defibrillatore cardioverter impiantabile ).
Sono stati utilizzati i dati dello studio INTRINSIC RV ( Inhibition of Unnecessary RV Pacing with AV Search Hysteresis in ICDs ).
Un totale di 1.530 pazienti, che hanno incontrato le indicazioni VITALITY AVT ICD sono stati seguiti per 12 mesi. Di questi l’89% non aveva storia di fibrillazione atriale al momento dell’impianto.
E’ stato osservato che i pazienti con una storia di fibrillazione atriale presentavano una più alta prevalenza di scompenso cardiaco ( 52% versus 36%; p
I dati d’incidenza di fibrillazione atriale durante i primi 3 mesi dopo l’impianto erano disponibili per l’85% dei pazienti ( n=1.317 ) ( 1.170 senza fibrillazione atriale, e 147 con storia di fibrillazione atriale ).
La fibrillazione atriale di nuova insorgenza durante i primi 3 mesi dall’impianto ( 4% ) era associata ad un significativo aumentato rischio di morte ( HR=2.86; p=0.05 ), ma non di shock inappropriati da parte dell’ICD ( HR=2.43; p=0.09 ) oppure di ospedalizzazione per scompenso cardiaco ( HR=1.17; p=0.83 ).
In conclusione, la storia di fibrillazione atriale al momento dell’impianto di ICD è in grado di identificare il rischio aggiuntivo di scompenso cardiaco e di morte.
La fibrillazione atriale di nuova individuazione è associata a una significativamente più alta incidenza di mortalità.
La relazione tra fibrillazione atriale di nuova individuazione e shock inappropriati o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca è incerta, e richiede ulteriori studi. ( Xagena2009 )
Bunch TJ et al, Heart Rhythm 2009; 6: 2-8
Cardio2009